Storia del Concorso fino al 2010

Cos’è la Douja d’Or

Si scrive “Douja” e si legge “dùia”.  Così si chiamava l’antico e panciuto recipiente contadino usato in cantina per travasare e contenere il vino. Un’originale brocca che ha ispirato anche il nome della più celebre maschera piemontese Gianduja (Gioan d’la Douja, appunto perché la usava direttamente per bere, come se fosse un boccale di dimensioni extralarge).

Ad Asti dire Douja è come dire festa del vino! Quando l’estate regala le sue ultime briciole e tutto intorno profuma di vendemmia Asti si trasforma nella più grande e qualificata cantina d’Italia. Nei saloni e nei cortili degli storici palazzi va in scena la “Douja d’Or”,  il risultato di un esame di maturità per centinaia di vini di tutte le Regioni d’Italia. Per fregiarsi dell’ambizioso bollino (marchio che rappresenta l’antico contenitore insieme con tralci e grappoli disegnato da Giugiaro) i campioni di vino, in bottiglie rigorosamente anonime devono superare il severo giudizio dei sensi, dalla vista, all’olfatto, al gusto. A garantire l’imparzialità e a determinare il punteggio, che non deve essere inferiore a 85/100, sono gli esperti dell’Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vini).

Anni ’60

Della manifestazione si inizia a parlare nella seconda metà degli anni Sessanta, anni difficili per l’immagine del vino e della Barbera astigiana in particolare. La credibilità di molti produttori stava scivolando verso il fondo del pozzo. Bisognava trovare la maniera di farla risalire per non compromettere l’economia di un’intera Provincia.

L’intuizione giusta arrivò da Giovanni Borello, presidente della Camera di Commercio dal 1966 al 1984. Il vino doveva essere un prodotto di qualità, fare da traino al territorio e diventare l’ambasciatore nel mondo dell’Astigiano. E così per un intero anno stuzzicò e stimolò aziende, produttori, agricoltori, cantine sociali e ristoratori a confrontarsi con i consumatori. Ognuno doveva assumersi le proprie responsabilità.

Nel 1967 il primo contatto con la piazza. Con un nutrito gruppo di viticoltori Borello allestì sulla statate per Torino, alle porte di Asti, un originale stand dove gli automobilisti di passaggio potevano degustare e acquistare le migliori bottiglie garantite dai singoli produttori. L’organizzazione fu affidata all’EVVA (Ente Valorizzazione Vini Astigiani) creato appositamente pochi mesi prima. Inutile dire che fu un successo e che, forse inconsapevolmente, l’esperimento aveva gettato le fondamenta di quella che, di lì a qualche anno, sarebbe diventata una manifestazione a carattere nazionale e internazionale.

Sull’onda dell’entusiasmo si iniziò a pensare all’edizione successiva, rilanciando il concorso enologico. Si stanziarono fondi e mezzi e la manifestazione si trasferì nel cuore della città. E così, nel settembre del 1968, i giardini pubblici si animarono di tante originali botteghe del vino a forma di botti gestite da accattivanti ragazze in costume monferrino. E per la prima volta come logo della manifestazione compare (su disegno del pittore Leuda) il caratteristico boccale, la Douja, diventata per l’occasione , (d’oro).

Negli anni a seguire la Doujà d’Or si consolidò  e il gradimento del pubblico fu in costante ascesa. Le cifre galoppano: dai 37 produttori presenti nel 1967, si passa ai 70 nel 1968, ai 90 nel 1969… 12 mila bottiglie vendute il primo anno, 50 mila il secondo, 80 mila il terzo… E’ il preludio di un successo annunciato.

Anni ’70

Nel 1973 la Douja si anticipa a maggio e cambia sede: dai giardini pubblici la grande kermesse si sposta e trova spazio nel “cantinone” di piazza Alfieri, sotto i portici Pogliani. E per la prima volta la manifestazione esce anche dalla città per fare tappa nel castello di Costigliole. Nei suggestivi locali del maniero l’EVVA ha infatti raccolto i più grandi vini del Monferrato selezionati nelle precedenti edizioni del concorso enologico per farne una mostra permanente.

A qualificare ogni edizione della Douja la presenza dei massimi esperti del settore vitivinicolo. Dibattiti, convegni, interventi autorevoli attirano l’attenzione  dei mass media nazionali e internazionali.

Giovanni Borello era riuscito così a far scendere quel ponte levatoio che per tanti anni aveva isolato Asti. Intanto dal 1974 il settembre astigiano si arricchisce di un nuovo appuntamento: il Festival delle Sagre Astigiane, il più grande ristorante all’aperto d’Italia, che coinvolge le Pro loco della Provincia. Da allora le due kermesse marceranno parallelamente e le loro storie si intrecceranno.

Anni ’80

La Camera di Commercio, a metà anni Ottanta, cambia il timone.  A Giovanni Borello succede l’industriale Vittorio Vallarino Gancia che, nel 1986, si trova ad affrontare lo scandalo del metanolo, un pasticcio che in un solo colpo cancella anni di onesto lavoro.  Per riconquistare la fiducia dei consumatori si deve fare appello a tutte le forze disponibili e mobilitare  produttori, politici e organi di informazione.

Anni ’90

Ci vollero alcuni anni ma alla fine si uscì dal tunnel. Nel 1990 la ripresa è consolidata. Alla Douja d’Or, ormai punto di riferimento nazionale di vini di eccellenza, vengono premiati 319 vini di 117 tipi diversi in rappresentanza di 18 Regioni italiane. Le commissioni di assaggio  dell’Onav hanno valutato 900 campioni. Tra le sezioni emergenti spicca quella delle grappe con il premio “Alambicco d’oro” assegnato a 75 distillati di 6 Regioni italiane.

Nel 1991 si festeggia il quarto di secolo e ad inaugurare la rassegna è il Ministro dell’Agricoltura, l’astigiano Gianni Goria.

Dal 1992 alla guida della Camera di Commercio c’è l’architetto Salva Garipoli. Nei suoi programmi lo svecchiamento della manifestazione, la promozione e la commercializzazione.

L’edizione ‘93 è ricca di novità: la Douja si trasferisce in piazza Medici (vi rimarrà per tre anni) i tredici d.o.c. dell’Astigiano vengono esposti nei ristoranti, si degustano i vini della Sicilia e del Trentino e viene bandito il concorso “Miss Bottiglia”. Risultato:  visitatori e degustazioni raddoppiano.

Il trentennale (1996) della Douja si festeggia in piazza Roma. Fiore all’occhiello (promosso dalle Donne del Vino) un convegno tra le produttrici di tutta Europa, spettacoli, mostre e concerto dell’orchestra sinfonica della Rai.

Dal 2000 ad oggi

Alla Camera di Commercio, intanto, arriva Aldo Pia e dal 2000 la sede diventa il prestigioso Palazzo del Collegioe, accanto al vino, a far da primo attore sarà la gastronomia di qualità proposta da grandi chef. Trionfo e cifre da capogiro. Con l’attuale Presidente, Mario Sacco, la Douja d’Or  nel 2006 raddoppia e poi nel 2007 addirittura triplica, occupando prima Palazzo Ottolenghi con la Douja della Barbera e poi Palazzo Alfieri con la Douja dell’Asti, fondendo e coniugando le bellezze architettoniche e culturali della città con le eccellenze enologiche del territorio.

Ad oggi qesta formula è ancora mantenuta nella nuova sede del Palazzo del’Enofila.