Entra nel vivo la 43a edizione del Concorso enologico nazionale “Premio Douja d’Or” promosso dalla Camera di Commercio di Asti tramite la sua Azienda speciale, in collaborazione con l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino.
Lunedì 25 maggio, nella sede della Camera di Commercio a Palazzo Goria, inizieranno gli assaggi dei 982 vini Doc e Docg rappresentativi dell’intero panorama vinicolo italiano, che concorrono al prestigioso riconoscimento approvato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
I vini inviati da 387 aziende coprono l’intero panorama nazionale. Il Piemonte conferma la leadership con 448 campioni, sul podio per numero di campioni inviati salgono il Veneto
(84) e la Lombardia (77). Sono 66 i campioni inviati da cantine del Trentino Alto Adige e 62 dall’Emilia Romagna; 38 i campioni pervenuti rispettivamente da Liguria e Sicilia 37 dalla Sardegna. Completano la top ten la Campania (24 campioni), la Valle d’Aosta (20) e il Lazio (15).
“Le aziende che hanno aderito al Concorso sono in aumento del 4,6% rispetto alla passata edizione: abbiamo ricevuto campioni da tutte le regioni, nessuna esclusa. Per 10 giorni la Douja d’Or farà di Asti la capitale nazionale del vino, un richiamo forte per le centinaia di migliaia di turisti che negli stessi giorni visiteranno l’Expo di Milano”.
Entro venerdì 29 maggio, gli oltre 200 Assaggiatori dell’Onav, convocati da tutta Italia, completeranno il primo giro di assaggi.
Una supercommissione di esperti si riunirà infine il 10 e 11 giugno per assegnare gli ambitissimi Oscar della Douja riservati ai vini che hanno riportato, nelle varie fasi di degustazione, valutazioni superiori ai 90/100.
I vincitori saranno annunciati alla Camera di Commercio di Asti nei primi giorni di luglio.
Tutti i vini premiati si potranno degustare ed acquistare durante il 49° Salone nazionale Douja d’Or, in programma dall’11 al 20 settembre ad Asti, nel quartiere fieristico Palazzo dell’Enofila.
r.f.

L’Ossolano è la principale espressione casearia dell’estremo nord del Piemonte, prodotto dal latte di vacche nate, allevate e nutrite esclusivamente nelle valli di Anzasca, Antrona, Divedro-Antigorio-Formazza, Isorno e nella Valle Vigezzo, entità geografiche che si aprono nella Val d’Ossola.
Il formaggio “Toma Piemontese”, formaggio prodotto esclusivamente con latte di vacca, ha origini che risalgono all’epoca romana, ma solamente documenti dell’anno mille riportano citazioni che lo identificano precisamente, figurando soprattutto nei “pastus” distribuiti ai poveri o ai lavoratori subalterni, tanto da convalidare l’ipotesi di un suo uso, almeno in questi periodi iniziali, caratteristico dei ceti popolari; pare infatti andassero per la maggiore formaggi particolarmente piccanti e detti “formaggi dei poveri”.
Il Salame Piemonte ha forma cilindrica, o incurvata per le pezzature più piccole, è compatto e di consistenza morbida che deriva dalla breve stagionatura. La fetta si presenta compatta e omogenea di colore rosso rubino. Il profumo è delicato di carne matura stagionata, di vino e di aglio. In particolare, l’aggiunta del vino derivante da uve Barbera, Dolcetto e Nebbiolo conferisce al prodotto un terroir unico e particolare.
La Robiola di Roccaverano, è un formaggio fresco sottoposto a maturazione, o affinato e per la sua produzione si adopera latte crudo intero di capra, di pecora e di vacca, proveniente esclusivamente dall’area di produzione. Le origini risalgono ai Celti che producevano un formaggio simile al prodotto attuale. Con l’avvento dei Romani il formaggio assunse il nome di “rubeola”. Ma l’importanza della “Robiola” venne evidenziata in un manoscritto del 1899, fra le notizie storiche di interesse politico: nel Comune di Roccaverano venivano tenute cinque fiere annue, durante le quali si vendevano per l’esportazione “eccellenti formaggi di Robiole”. L’alimentazione degli ovi-caprini e delle vacche è ottenuta anche dal pascolamento degli animali e dall’utilizzo di foraggi verdi e/o conservati che si ottengono dai prati e prati-pascoli ricchi di numerose piante aromatiche ed officinali. Sono proprio queste specie spontanee di erbe officinali o comunque capaci di avere qualità particolari che costituiscono un alimento di alta qualità per gli allevamenti ovini e caprini, nonché per il bestiame bovino e che con i vari profumi ed aromi fanno assumere alla “Robiola di Roccaverano” una fragranza che lo distingue da ogni altro formaggio.
Il formaggio “Raschera”, formaggio prodotto da latte vaccino, con eventuali aggiunte di latte ovino o caprino è storicamente presente nella provincia di Cuneo e richiama il nome del Lago Rascherà, nell’area prospiciente la zona del Monregalese, da cui si è diffusa la produzione del formaggio che ha conservato le caratteristiche originarie, legate ad una tecnica consolidata.
La «Nocciola del Piemonte» o «Nocciola Piemonte» designa il frutto in guscio, sgusciato o semilavorato della varietà di nocciolo «Tonda Gentile Trilobata » ed ha sapore finissimo e persistente e polpa croccante.
Il formaggio “Murazzano”, formaggio di latte ovino, che può essere integrato con latte vaccino, è storicamente presente nella provincia di Cuneo e richiama il nome del Comune di Murazzano che ne è il centro maggiore di produzione.

Il Castelmagno prende il suo nome dal santuario dedicato a San Magno presente nel comune omonimo. Le origini sono antichissime: le prime forme furono prodotte già nel XII secolo e il primo documento ufficiale che registra la sua esistenza è una sentenza arbitrale in cui il Comune di Castelmagno sconfitto dovette pagare in natura, come canone annuo, forme di formaggio al marchese di Saluzzo.