I giovani e il vino verso una cultura del benessere

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Il vino è positivo per sua stessa natura, è gioia, simbolo di convivialità e dello stare insieme in compagnia: nella storia, nella cultura, nei luoghi.

Bere senza eccessi è però fondamentale, e infatti c’è in Douja una sezione curata dall’ordine dei Farmacisti dove gli ospiti sono invitati a conoscersi meglio e non perdere il controllo o andare verso lo “sballo” come hanno sottolineato Maria Luisa Amerio – direttore Nutrizione Clinica dell’Ospedale Cardinal Massaia e Silvio Barbero dell’Università di Pollenzo alla tavola rotonda tenutosi ieri all’Enofila di Asti e moderata dal giornalista Carlo Cerrato.

“Borello ci diceva non riempite il bicchiere pieno ma meno della metà” racconta Franco Calcagno, provveditore agli studi di Asti “ perché il vino si deve assaporare. La Douja non è il luogo dove berlo ma assaporarlo.”

“L’uso moderato del vino in età adulta fa bene” dice la dottoressa Amerio “riduce del 60% le malattie vascolari e riduce l’incidenza di diabete. Il vino ha centinaia di composti antiossidanti ed è ottimale nella dieta Mediterranea.”

Certo che massima attenzione viene posta su quella fascia tra gli 11 e 15 anni dove qualunque alcolico danneggia un fisico che si deve ancora formare e prossimamente si andrà anche verso un referente della salute dei ragazzi in Douja.

Alla luce quindi di un prossimo 50° salone si sta delineando un aspetto culturale della Douja che piace al Presidente Goria: “La parte scientifica e culturale del vino sta venendo fuori. Sia nei giorni scorsi, con la ricerca presentata dall’Unione Industriali e il CREA di Asti, Centro di ricerca internazionale sul vino diretto dalla dr.ssa Moruno, sia oggi con i professori Amerio e Barbero. Aspetti sociali, scientifici e culturali sono il seme nuovo o forse il recupero di quella funzione educativa che voleva Borello quando ha inventato la Douja D’or,” (e.b.)

 

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