Pochi giorni all’inaugurazione della Douja D’or e delle Sagre di Asti per rammentare ai torinesi e milanesi che si può vivere un Monferrato full immersion dall’8 al 17 settembre.
Venerdì scorso 1 settembre, nel pomeriggio al Moncalieri Golf Club dove il presidente della Camera di Commercio di Asti, Erminio Renato Goria, ha illustrato il Festival delle Sagre e il Salone Douja D’or supportato dal Presidente delle Pro Loco del Piemonte Degiovanni.
Grande curiosità hanno destato le diverse iniziative che contrassegneranno i dieci giorni del “Settembre Astigiano” che culmineranno con la disputa del Palio di Asti, domenica 17 settembre.
In quell’ambiente riservato, il presidente Goria, ha illustrato i punti-chiave della Douja d’Or confermando l’avvicinamento della manifestazione alla disciplina sportiva del green, con l’istituzione della “Douja d’Or Golf Cup” al Feudo di Asti con una inedita combinata tra il golf tradizionale con 9 buche e del Pitch& Putt con 9 buche che hanno un percorso di precisione.
Tra gli ospiti e i giornalisti il direttore del Golf Roberto Baglioni che si è prenotato subito per la competizione insieme a un gruppo di amatori del Moncalieri Golf.
Il presidente ha poi sottolineato il coinvolgimento di tutti i Consorzi vinicoli del Piemonte oltre alle 299 etichette italiane, lasciando la parola al presidente dell’Unpli Piemonte, Giuliano Degiovanni che ha sottolineato il grande interesse per il Festival delle Sagre, in programma domenica 10 settembre per le vie della città, dove sono coinvolte Pro loco della provincia che, nella piazza del Palio, offriranno piatti della tradizione contadina a oltre 250 mila turisti provenienti in massima parte da Piemonte, Lombardia e Liguria.
“Abbiamo mantenuto l’accordo come Regione Piemonte con le Ferrovie RFI che hanno confermato per il week end, l’istituzione di 17 treni straordinari in partenza da Torino per Asti e viceversa e altri tre sulla linea Alessandria – Asti”, ha precisato Angela Motta, consigliere astigiano della Regione Piemonte.
Il presidente dell’Unione Giornalisti e Comunicatori Europei Alberto Fumi, tra i promotori degli incontri extra moenia, ha ribadito la grande qualificazione d’immagine per l’intero Piemonte con manifestazioni di questa portata. Il vice Presidente dell’ordine regionale dei giornalisti, Ezio Ercole, ha posto l’accento sull’opportunità di scoprire ambiti di vita, di storia e cultura unici e vero tesoro italiano.
La delegata nazionale ACSE Associazione cultura e sport per l’Europa Simona Papè ha espresso piena soddisfazione per la combinata golfistica con le eccellenze vinicole monferrine e con una dimensione, quella del Pitch & putt, di forte interesse sul piano internazionale che avvia con questa prima edizione una futura intesa anche in altre città sempre all’insegna della mitica Douja D’or.

L’Ossolano è la principale espressione casearia dell’estremo nord del Piemonte, prodotto dal latte di vacche nate, allevate e nutrite esclusivamente nelle valli di Anzasca, Antrona, Divedro-Antigorio-Formazza, Isorno e nella Valle Vigezzo, entità geografiche che si aprono nella Val d’Ossola.
Il formaggio “Toma Piemontese”, formaggio prodotto esclusivamente con latte di vacca, ha origini che risalgono all’epoca romana, ma solamente documenti dell’anno mille riportano citazioni che lo identificano precisamente, figurando soprattutto nei “pastus” distribuiti ai poveri o ai lavoratori subalterni, tanto da convalidare l’ipotesi di un suo uso, almeno in questi periodi iniziali, caratteristico dei ceti popolari; pare infatti andassero per la maggiore formaggi particolarmente piccanti e detti “formaggi dei poveri”.
Il Salame Piemonte ha forma cilindrica, o incurvata per le pezzature più piccole, è compatto e di consistenza morbida che deriva dalla breve stagionatura. La fetta si presenta compatta e omogenea di colore rosso rubino. Il profumo è delicato di carne matura stagionata, di vino e di aglio. In particolare, l’aggiunta del vino derivante da uve Barbera, Dolcetto e Nebbiolo conferisce al prodotto un terroir unico e particolare.
La Robiola di Roccaverano, è un formaggio fresco sottoposto a maturazione, o affinato e per la sua produzione si adopera latte crudo intero di capra, di pecora e di vacca, proveniente esclusivamente dall’area di produzione. Le origini risalgono ai Celti che producevano un formaggio simile al prodotto attuale. Con l’avvento dei Romani il formaggio assunse il nome di “rubeola”. Ma l’importanza della “Robiola” venne evidenziata in un manoscritto del 1899, fra le notizie storiche di interesse politico: nel Comune di Roccaverano venivano tenute cinque fiere annue, durante le quali si vendevano per l’esportazione “eccellenti formaggi di Robiole”. L’alimentazione degli ovi-caprini e delle vacche è ottenuta anche dal pascolamento degli animali e dall’utilizzo di foraggi verdi e/o conservati che si ottengono dai prati e prati-pascoli ricchi di numerose piante aromatiche ed officinali. Sono proprio queste specie spontanee di erbe officinali o comunque capaci di avere qualità particolari che costituiscono un alimento di alta qualità per gli allevamenti ovini e caprini, nonché per il bestiame bovino e che con i vari profumi ed aromi fanno assumere alla “Robiola di Roccaverano” una fragranza che lo distingue da ogni altro formaggio.
Il formaggio “Raschera”, formaggio prodotto da latte vaccino, con eventuali aggiunte di latte ovino o caprino è storicamente presente nella provincia di Cuneo e richiama il nome del Lago Rascherà, nell’area prospiciente la zona del Monregalese, da cui si è diffusa la produzione del formaggio che ha conservato le caratteristiche originarie, legate ad una tecnica consolidata.
La «Nocciola del Piemonte» o «Nocciola Piemonte» designa il frutto in guscio, sgusciato o semilavorato della varietà di nocciolo «Tonda Gentile Trilobata » ed ha sapore finissimo e persistente e polpa croccante.
Il formaggio “Murazzano”, formaggio di latte ovino, che può essere integrato con latte vaccino, è storicamente presente nella provincia di Cuneo e richiama il nome del Comune di Murazzano che ne è il centro maggiore di produzione.

Il Castelmagno prende il suo nome dal santuario dedicato a San Magno presente nel comune omonimo. Le origini sono antichissime: le prime forme furono prodotte già nel XII secolo e il primo documento ufficiale che registra la sua esistenza è una sentenza arbitrale in cui il Comune di Castelmagno sconfitto dovette pagare in natura, come canone annuo, forme di formaggio al marchese di Saluzzo.