Se la campagna di ieri scende oggi in città

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La notte ha portato la pioggia. Molti ieri sera avranno guardato il cielo nella speranza che oggi, domenica 10 settembre, il maltempo su Asti desse una tregua. Evidentemente le preghiere sono state esaudite. Stamattina il cielo era sì coperto, l’aria era fresca come dopo il temporale, ma non pioveva, per fortuna.

Alle 9.00 tutti i carri erano già schierati, pronti a partire trainati dai grandi trattori per la sfilata delle contadinerie che ha attraversato le vie del centro di Asti. Alle 9.30 la partenza!
Lungo tutto il percorso due ali di folla assiepata hanno applaudito gli oltre 3.000 figuranti delle varie Pro Loco astigiane.

A farla da padrone i costumi, gli abiti, le scene contadine della campagna monferrina tra Otto e Novecento.
Non potevano mancare trattori, aratri, le mitiche vespe primi modelli, le biciclette, altro simbolo prediletto di questa civiltà che oggi, celebrando sé stessa e la sua nobile storia, ci ha ricordato come eravamo, in un sontuoso Amarcord in grande stile felliniano.
Ogni paese, con la sua Pro Loco, ha messo in scena il lavoro nei campi, i mestieri, le feste contadine e i riti religiosi, dalla vendemmia al battesimo, dalla battitura del grano alla festa di leva.

Sugli spalti allestiti e gremiti di Piazza Alfieri tutte le autorità cittadine e i membri dell’UNPLI.

La sfilata è terminata alle 12.30 circa in Piazza Campo del Palio. Qui, decine di casette, una per ciascuna delle 41 pro loco, hanno cominciato a servire gli 80 piatti in degustazione e a mescere il vino a un pubblico di oltre 300.000 persone.
Solo ed esclusivamente ricette tradizionali, tramandate di generazione in generazione e cucinate con materia prima del territorio. Agnolotti, risotti, tagliatelle e polente negli abbinamenti più vari. I grandi secondi della tradizione monferrina: bolliti, fritto misto, bagna cauda e tanti piatti ormai scomparsi dal menù dei ristoranti: come la “puccia” (soffice polenta sciolta nel minestrone di fagioli e condita con burro e formaggio) o il “baciuà”, lo zampino di maiale lessato, aromatizzato nell’aceto e fritto.

E tra volti, profumi, sguardi e sapori di questa giornata si impone alla mente Pavese con la sua poesia I mari del Sud: “…E cammina per l’erta / con lo sguardo raccolto che ho visto, bambino, / usare ai contadini un poco stanchi”.

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