Ecco tutti i dati aggiornati alle 24.00 di domenica 16 settembre del Salone Nazionale di Vini Selezionati Douja d’Or.
Al termine della kermesse, i numeri confermano la grandissima affluenza di pubblico in tutte le location della Douja d’Or dislocate nel centro città.
Dato principale e di assoluto rilievo, quello relativo alle degustazioni totali dei principali punti di assaggio presenti all’interno dell’evento, che indica come siano stati 19.022 i calici di vino degustati in piedi, con un incremento rispetto allo scorso anno del 34,7%.
Ottimo il risultato del banco del 52° Salone Douja d’Or in Piazza Roma, con i vini premiati al 46° Concorso nazionale, che ha chiuso la manifestazione con 11.248 degustazioni.
Importanti i numeri dell’Enoteca dedicata al concorso e dislocata all’interno di palazzo Ottolenghi, con 8.858 bottiglie dei vini premiati vendute al pubblico. Da ricordare anche la vendita di oltre 150 bottiglie di Vermouth e grappa.
La nuova location di Piemonte Land che ha animato Piazza San Secondo, conferma come la possibilità di degustare le diverse denominazioni regionali all’interno di uno spazio dedicato ai Consorzi di tutela piemontesi associati, sia stata decisamente apprezzata dal pubblico con ben 7.774 degustazioni effettuate. Questa la dichiarazione del Presidente di Piemonte Land of Perfection Filippo Mobrici “A conclusione della Douja d’Or possiamo senza dubbio affermare che il Sistema Piemonte esce rafforzato da questa partecipazione. E non solo per la location di Piazza San Secondo ad Asti, che con il suo fascino ha rappresentato la perfetta cornice per lo stand di Piemonte Land, ma anche per il grande interesse mostrato dai visitatori. Sono state infatti circa 8.000 le degustazioni dei vini effettuate nell’arco dei 9 giorni. Ad esse si devono sommare oltre 1.000 assaggi gastronomici, che hanno riguardato alcune delle più importanti Dop piemontesi, quali: Robiola di Roccaverano Dop, Castelmagno Dop, Raschera Dop, Toma Piemontese Dop, Bra duro Dop, Crudo di Cuneo Dop, Salame Piemonte Igp, Nocciola del Piemonte Igp, Grissini Rubatà. Un grande percorso tra i sapori del Piemonte, per il quale ringrazio tutti i Consorzi che hanno contribuito a renderlo possibile.”
Premiato dalle presenze e dai risultati anche l’inedito spazio della Douja del Monferrato di Palazzo Alfieri, condotto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato in collaborazione con l’Agenzia di formazione professionale delle Colline Astigiane, all’interno del quale con i piatti salati e dolci sono stati serviti 4.419 calici di vino.
Da sottolineare come in totale le presenze del pubblico alle serate di abbinamento del Piatto & Dolce d’Autore unite alle degustazioni della Douja del Monferrato, siano state 7.382, raddoppiando così il risultato della scorsa edizione.
Tutte esaurite e di grande successo anche le presentazioni e i laboratori di degustazione organizzate dalle Camere di Commercio piemontesi e dall’ONAV all’interno di Palazzo Ottolenghi.
Palazzo Ottolenghi si è distinto come uno dei luoghi più frequentati della Douja d’or 2018, grazie alle rassegne dedicate ai Vermouth e alle grappe. Dalle 5.859 degustazioni dello scorso anno, si è passati alle 7.529 di questa edizione con un incremento del 28,5%.
In dettaglio 1.818 sono stati i vermouth degustati in purezza e 3.720 i cocktail preparati dai barman nello spazio curato dall’Unione Industriale di Asti, mentre 1405 le grappe e 586 i miscelati a base del distillato, grande novità presentata dagli esperti Anag – Assaggiatori Grappa e Acquaviti e del Consorzio Grappa del Piemonte e grappa di Barolo.
Erminio Renato Goria Presidente della Camera di Commercio di Asti e dell’Azienda Speciale per la promozione e regolazione del mercato della Camera di Commercio, che ha curato l’organizzazione dell’intera manifestazione, esprime così la sua soddisfazione per questa edizione “Come da tradizione la Douja d’Or si dimostra ancora una volta una grande festa, capace di richiamare un pubblico numeroso da Asti, dall’Italia e dall’estero. L’edizione 2018 è particolarmente significativa per le novità che l’hanno contraddistinta, a partire dalla felice scelta delle location diffuse nell’intero centro storico cittadino, ma soprattutto per le sinergie messe in campo dal nostro ente. Grazie alla preziosa collaborazione con il Comune di Asti, la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con Piemonte Land e le principali istituzioni territoriali e regionali, con le associazioni di categoria e tutti gli altri soggetti partecipanti, abbiamo potuto esprimere un evento di grande livello, apprezzato dai numerosissimi visitatori proprio per la qualità dei suoi contenuti. La macchina organizzativa poderosa e il coordinamento della sicurezza da parte della prefettura con tutte le forze dell’ordine, ci hanno permesso inoltre di garantire a tutti una fruizione della manifestazione serena e memorabile”.
L’Ossolano è la principale espressione casearia dell’estremo nord del Piemonte, prodotto dal latte di vacche nate, allevate e nutrite esclusivamente nelle valli di Anzasca, Antrona, Divedro-Antigorio-Formazza, Isorno e nella Valle Vigezzo, entità geografiche che si aprono nella Val d’Ossola.
Il formaggio “Toma Piemontese”, formaggio prodotto esclusivamente con latte di vacca, ha origini che risalgono all’epoca romana, ma solamente documenti dell’anno mille riportano citazioni che lo identificano precisamente, figurando soprattutto nei “pastus” distribuiti ai poveri o ai lavoratori subalterni, tanto da convalidare l’ipotesi di un suo uso, almeno in questi periodi iniziali, caratteristico dei ceti popolari; pare infatti andassero per la maggiore formaggi particolarmente piccanti e detti “formaggi dei poveri”.
Il Salame Piemonte ha forma cilindrica, o incurvata per le pezzature più piccole, è compatto e di consistenza morbida che deriva dalla breve stagionatura. La fetta si presenta compatta e omogenea di colore rosso rubino. Il profumo è delicato di carne matura stagionata, di vino e di aglio. In particolare, l’aggiunta del vino derivante da uve Barbera, Dolcetto e Nebbiolo conferisce al prodotto un terroir unico e particolare.
La Robiola di Roccaverano, è un formaggio fresco sottoposto a maturazione, o affinato e per la sua produzione si adopera latte crudo intero di capra, di pecora e di vacca, proveniente esclusivamente dall’area di produzione. Le origini risalgono ai Celti che producevano un formaggio simile al prodotto attuale. Con l’avvento dei Romani il formaggio assunse il nome di “rubeola”. Ma l’importanza della “Robiola” venne evidenziata in un manoscritto del 1899, fra le notizie storiche di interesse politico: nel Comune di Roccaverano venivano tenute cinque fiere annue, durante le quali si vendevano per l’esportazione “eccellenti formaggi di Robiole”. L’alimentazione degli ovi-caprini e delle vacche è ottenuta anche dal pascolamento degli animali e dall’utilizzo di foraggi verdi e/o conservati che si ottengono dai prati e prati-pascoli ricchi di numerose piante aromatiche ed officinali. Sono proprio queste specie spontanee di erbe officinali o comunque capaci di avere qualità particolari che costituiscono un alimento di alta qualità per gli allevamenti ovini e caprini, nonché per il bestiame bovino e che con i vari profumi ed aromi fanno assumere alla “Robiola di Roccaverano” una fragranza che lo distingue da ogni altro formaggio.
Il formaggio “Raschera”, formaggio prodotto da latte vaccino, con eventuali aggiunte di latte ovino o caprino è storicamente presente nella provincia di Cuneo e richiama il nome del Lago Rascherà, nell’area prospiciente la zona del Monregalese, da cui si è diffusa la produzione del formaggio che ha conservato le caratteristiche originarie, legate ad una tecnica consolidata.
La «Nocciola del Piemonte» o «Nocciola Piemonte» designa il frutto in guscio, sgusciato o semilavorato della varietà di nocciolo «Tonda Gentile Trilobata » ed ha sapore finissimo e persistente e polpa croccante.
Il formaggio “Murazzano”, formaggio di latte ovino, che può essere integrato con latte vaccino, è storicamente presente nella provincia di Cuneo e richiama il nome del Comune di Murazzano che ne è il centro maggiore di produzione.

Il Castelmagno prende il suo nome dal santuario dedicato a San Magno presente nel comune omonimo. Le origini sono antichissime: le prime forme furono prodotte già nel XII secolo e il primo documento ufficiale che registra la sua esistenza è una sentenza arbitrale in cui il Comune di Castelmagno sconfitto dovette pagare in natura, come canone annuo, forme di formaggio al marchese di Saluzzo.